Elastocompressione

L’Elastocompressione è un presidio terapeutico molto importante sia per la prevenzione e sia per cura della patologia venosa in tutti i suoi gradi di gravità, dalla semplice varicosità alle ulcere. La compressione può essere attuata tramite bende, generalmente utilizzate per la confezione di gambaletti, oppure mediante tutori elastici. Agisce aumentando la pressione dei tessuti e quindi riducendo l’edema e favorendo il ritorno venoso. In molte condizioni patologiche, la pressione del sangue nelle vene delle gambe comporta la comparsa di edemi e di disturbi funzionali come stanchezza, tensione, calore e crampi muscolari. Le calze elastiche (tutori elastici) (dal gambaletto ai collants) aumentano la pressione nei tessuti riducendo i danni derivanti dall’eccesso di pressione all’interno della vena, riducendo l’edema e migliorando i disturbi soggettivi; sono distinti secondo la loro lunghezza in gambaletto, calza, monocollant e collant; sono denominati preventivi o terapeutici (curativi) a seconda che la compressione da loro esercitata alla caviglia  sia minore o superiore di 18 mm Hg. Quindi i tutori elastici terapeutici sono classificati in 4 classi di compressione crescente secondo la gravità della patologia varicosa e ciascuna con le proprie indicazioni: classe 1 per l’insufficienza venosa lieve, la classe 2 per l’insufficienza venosa moderata, la classe 3 per l’insufficienza venosa severa, la classe 4 per l’insufficienza venosa grave. Vanno ricordate anche le calze antiembolia utilizzate nella prevenzione degli episodi tromboembolici. Queste si differenziano dagli altri modelli, perché danno compressione standard di 18 mm. di Hg alla caviglia e di 8 mm. di Hg alla coscia e quindi possono essere indossate e tollerate durante tutto il giorno e anche la notte. L’unica vera controindicazione all’utilizzo delle calze elastiche e delle fasciature risulta essere la concomitante presenza di arteriopatie agli arti inferiori. L’utilizzo, infine, di gambaletti preparati da mani esperte  per tutta la patologia venosa con preparazione di fasciature elastiche, semielastiche, rigide e semirigide serviranno ad alleviare in modo perentorio la sintomatologia clinica diventando un ottimo presidio terapeutico momentaneo.

Quindi l’elastocompressione è una tecnica conservativa ma non è definitiva.

   

 

Fig. 1 - Le reti e gli shunts. Denominazione delle reti e degli shunts. R1Rete venosa profonda. R2Rete venosa superficiale intra-fasciale (safene e vena di Giacomini). R3Rete venosa superficiale extra-fasciale. R4Vene che permettono di far comunicare R2 e/o R3. Gli shunts sono quelle vene rappresentate in bianco.

   

Fig. 2 - Variazione della pressione alla caviglia secondo le posture.

          Soggetto normale

         Insufficienza venosa da ostacolo funzionale

         Insufficienza venosa da ostacolo anatomico

   

Fig. 3 – Ulcere venose. Meccanismo per iper-pressione statica nelle vene di drenaggio cutaneo con apertura dei micro-shunts: necrosi  iper-termia. Ostacolo meccanico o funzionale, profondo o superficiale. Situazione favorita dalla povertà delle vie di drenaggio (pelle a contatto diretto delle ossa, ecc.). PHS  Pressione Idrostatica; PL  Pressione Laterale; PR  pressione Residua; PS  Pressione Statica.  

   

Fig. 4 – Effetti degli shunts sui calibri. Evoluzione dei calibri secondo le condizioni del   carico. 1: stadio precoce d’incontinenza. 2: stadio avanzato d’incontinenza con la dilatazione della safena. 3: effetto a medio termine della rivalvolazione della crosse della safena: riduzione del calibro per sconnessione dello shunt (tipo I o tipo III) ma incompleto a causa della persistenza degli shunts del tipo II che sovraccaricano la vena safena della gamba. 4: effetti a medio termine della rivalvolazione della safena iniziando dalla parte mediana. Il calibro della safena diminuisce anche a valle della valvola e, in assenza della rivalvolazione della crosse attraverso la sconnessione dello shunt e con la riduzione del carico diastolico, alla nuova crosse che non è più sottomessa ad altra variazione di carico statico moderato.

   

Fig. 5 – Vena normale con flusso anterogrado e Vena varicosa con reflusso

   

 6 - Mappaggio cartografico